VERBI COME COMETE PER UN CENTRODESTRA VITTORIOSO
- libertaetradizione
- 9 ago 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 10 ago 2022

di Antonio Moscato
09 Agosto 2022
Un terremoto pressoché annunciato e prevedibile dopo la mancata elezione del Prof. Mario Draghi a Presidente della Repubblica e con l’avvicinarsi delle elezioni; quelle a scadenza naturale. Fattore, quest’ultimo, che indubbiamente avrebbe creato solo “guai” al Presidente del Consiglio negli ultimi mesi dovendo diventare un arbitro della sua strana maggioranza. Così ci siamo ritrovati proiettati verso un’irrefrenabile battaglia che dovrebbe decretarci vincitori il 25 settembre. Tutti i pronostici ci sono favorevoli mentre tutto il mondo (quello del politicamente corretto, quello della burocrazia imperante, quello dei benpensanti radical chic) preannuncia catastrofi sociali ed economiche qualora vincesse il centrodestra. Nel mezzo ci sono milioni di italiani che aspettano speranzosi soluzioni ai problemi che sono nati da un periodo storico che ci ha visti prima essere travolti da una pandemia e poi ci ha catapultati nel bel mezzo di una guerra nel territorio europeo che sta stravolgendo gli assetti mondiali e l’economia dell’intero pianeta. Con soli due mesi di campagna elettorale e con le scadenze da rispettare – il bilancio – per non gettare il Paese nelle fauci degli speculatori dei mercati è necessario che la vittoria del centrodestra sia di gran peso. Un pareggio porterebbe a una situazione identica a quella del 2018, o molto simile. Letta aspetta con indomita impazienza questa situazione perché è consapevole di non poter vincere. Allora non è più tempo di scherzare e bisogna prodigarsi per convincere chi si è astenuto negli ultimi tempi e vorrebbe continuare a farlo –solitamente moderati di centrodestra, giovani e un determinato tipo di lavoratori – convincendolo che in Italia il centrodestra è l’unica strada per un moderno “Rinascimento” economico, sociale e morale. Come farlo? Non sono sufficienti post autocelebrativi e post che attaccano l’avversario per la propria incompetenza; quella la conosciamo bene e ora vogliamo sapere, noi elettori, cosa vogliamo fare dalle nostre parti e come lo vogliamo fare. E proprio da elettore mi piacerebbe che i capi dei partiti del centrodestra si focalizzassero su dei concetti o per meglio dire su dei verbi guida che fungessero da spunto per scrivere un programma comune o comunque indirizzare un futuro governo che sia duraturo, non litigioso, efficace ed efficiente. Quali potrebbero essere questi verbi? Il primo che mi viene in mente è ABROGARE; questo innescherebbe a cascata altri verbi guida come semplificare. Ma cosa bisognerebbe abrogare? Tutto ciò che oggi limita la libertà di fare impresa, tutto ciò che limita la libertà individuale di godere della proprietà privata, tutto ciò – e questo è punto fondamentale – che limita l’azione delle amministrazioni locali nel predisporre “azioni infrastrutturali” (al netto delle disponibilità finanziarie) nel proprio territorio. Ci sono in Italia oltre centomila leggi mentre la media europea è di cinquemila. Abrogare a pieno ritmo l’inferno burocratico italiano sortirebbe solo ed esclusivamente effetti benefici per il paese: l’aumento delle attività imprenditoriali, aumento degli investimenti privati, aumento di attività pubbliche che possono anche trasformarsi in incrementi di investimenti locali, aumento delle entrate per l’erario, ed aumento degli investimenti esteri. Senza contare che la maggiorparte delle leggi da abrogare sarebbero a costo zero, almeno secondo il parere di molti addetti ai lavori. Il secondo verbo che mi viene in mente è RIPENSARE. Cosa? Tutto, a partire dall’istruzione. Ad esempio, occorrerebbe incrementare all’interno dei corsi di studio nelle facoltà “tecniche” le ore di attività pratica affinché si possa consentire un migliore approccio, soprattutto nei primi mesi, dello studente al lavoro che andrà a svolgere dopo la laurea. Inoltre questo consentirebbe una sorta di selezione naturale perché lo studente sin da subito, messo dinnanzi alla realtà del futuro compito che andrà a svolgere, capirebbe se ha attitudine a svolgere quel compito. Bisognerebbe ripensare il super bonus per evitare che esso possa diventare una misura inutile. Ha contribuito a rimettere in moto l’economia e potrebbe continuare a farlo se si mettessero in atto degli accorgimenti che evitassero nel futuro altri blocchi. La madre di tutti i ripensamenti, inutile dirlo, dovrebbe essere il RDC. Dovrebbe essere concesso solo a chi è veramente in grado di non lavorare e non percepisce altre entrate statali e a tal proposito andrebbe ripensato il percorso per l’inserimento nel mondo del lavoro di coloro che fino ad ora non hanno lavorato. Bisognerebbe anche ripensare ai bisogni dei giovani, loro non vogliono l’elemosina che vorrebbe dare Letta dopo aver ulteriormente tassato chi ha i soldi; i giovani italiani vorrebbero vivere quello che una volta si sarebbe chiamato “il sogno americano”. Altro importantissimo verbo: TAGLIARE. Tagliare la spesa pubblica improduttiva. E ancora un altro verbo potrebbe essere: CONCEDERE; la sinistra, quella estrema, accusa il centrodestra e anche parte di una certa sinistra un po' più democristiana di essere liberisti nel voler privatizzare un po' tutto. Purtroppo in Italia si è sempre distorto il concetto di privatizzazione (o almeno nella stragrande maggioranza dei casi) innescando un insopportabile e antieconomico sistema che ha privatizzato gli utili e ha socializzato le perdite. Oltre 70 anni fa ne aveva anche parlato Don Luigi Sturzo – che si definiva un liberista cattolico – di questa pratica indegna. Aggiustando il tiro su questa distorsione – o anomalia – tutta italiana a livello legislativo e salvaguardando la sicurezza nazionale si potrebbe concedere all’impresa italiana (e anche non, a determinate condizioni) tutta la gestione dell’Italia che oggi è un peso per lo Stato. Un esempio pratico? Si parla di ponte di Messina da decenni e tra cda, studi di fattibilità, progetti e tante altre pratiche burocratiche fino ad oggi il ponte ci è costato tantissimo senza essere costruito. Qualche settimana fa una grossa impresa di costruzioni italiana si è proposta (lo aveva già fatto altre volte) di costruirlo e gestirlo dichiarando di non voler attingere dalle casse statali e quindi di non voler gravare sul contribuente. Ha anche esposto cifre sui benefici che comporterebbe questa costruzione a tutto l’indotto nel periodo di costruzione. Cosa si aspetta a lanciare un appiglio a questa impresa? Ci sarebbero tanti altri verbi ma ci dilungheremmo troppo e rischierei di annoiare il lettore. Il nocciolo della questione sta nel coraggio del centrodestra di dire le cose che il suo elettorato consolidato e quello da conquistare si aspetta e ovviamente poi farlo in caso di vittoria; ecco ci aspetteremmo che da oggi al 23 settembre se si parla di abbassare le tasse si dica pure cosa si vuol tagliare, se si parla di sburocratizzare si deve dire che bisogna abrogare e così via. Se vogliono cambiare la storia è questo il momento di farlo, perché è la storia che sta cambiando. A questo punto un’ultima riflessione va fatta sulla reale forza di condivisione progettuale di un programma chiaro. Sicuramente rispetto alla sinistra litigiosa e inconcludente nel centrodestra c’è più affinità tra i vari partiti ma tutt’altra storia sarebbe stato un polo destroso disegnato traendo spunto dal libro di Daniele Capezzone, configurandosi come una sorta di partito Repubblicano statunitense o come i Tory inglesi; una marcia in più che avrebbe dato ancora maggiore fiducia ad un elettorato sfiduciato, e sicuramente i partiti come quello di Calenda non sarebbero stati un pensiero, se pur piccolo, in questo frangente di campagna elettorale. Immaginiamo quanto sarebbe stato devastante per l’avversario e forte per l’elettorato se già dalle prime battute di questa campagna si fosse presentato nelle tv o nei giornali un capo della coalizione a illustrare i progetti per la nuova Italia. Ma la speranza non muore mai, e se dovesse, come si spera, accadere che il centrodestra formi il governo allora sarà anche il caso di avviare una fase costituente di una destra moderna capace di essere non lo spauracchio dell’Europa ma la guida della stessa. Come dice Daniele Capezzone bisogna ripartire dal bambino, ripulito dell’acqua sporca, che si è buttato quando andò a farsi benedire il progetto del PDL.
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