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QUALCHE CONSIDERAZIONE SULL'INTERVISTA DI DON CALOGERO

  • libertaetradizione
  • 7 ott 2024
  • Tempo di lettura: 3 min


07 ottobre 2024

Innanzitutto voglio nuovamente ringraziare Don Calogero per averci concesso del tempo e comunicargli che l’articolo pubblicato grazie alla sua intervista ha riscosso un apprezzamento degno di nota, oserei dire quasi da quotidiano giornale on line. Penso sia la dimostrazione che non solo gode di un’ottima stima a Favara ma è evidente che ciò che ha da dire, e dice in maniera aperta, riscuote un certo interesse.


Detto ciò mi avventuro in una “analisi” della sua intervista. È assolutamente vero ed incontrovertibile il fatto che la nostra città abbia cambiato faccia negli ultimi 8 anni. Si è cambiata d’abito verrebbe voglia di dire. È sorta una nuova consapevolezza e un nuovo approccia alla vita; certo molti dei giovani sono emigrati ma quelli che sono rimasti, anche grazie alla tecnologia o semplicemente perché hanno studiato fuori e poi sono ritornati, stanno cercando di dare un nuovo volto a Favara.

 Sta risultando facile? Assolutamente no, perché il passo del loro agire non è sostenuto dalla politica locale che ancora arranca. Un esempio molto semplice: Don Calogero parla di sport e dell’ascendente che questo ha nei confronti dei favaresi, ma se guardiamo alle possibilità che questi hanno in funzione dei servizi, per l’espletamento in proprio e gratuito di qualsivoglia disciplina, che la città propone ci dovremmo seriamente preoccupare (e probabilmente vergognare). Da anni non si riesce a redigere e/o far attuare dei regolamenti seri per rendere fruibili le strutture comunali come le ville. Se volessimo parlare di chi investe nel turismo la situazione da descrivere sarebbe ancora più critica perché a discapito dei proclama oggi la città soffre tanto sul versante differenziata (sulla nettezza urbana e affini) e tutto ciò si riversa negativamente sull’immagine di Favara.

Ma il bello è che nonostante tutti questi problemi che una parte della politica non vuole risolvere il favarese che è intraprendente, cocciuto ed estroso continua a crederci e continua a sbracciarsi per andare avanti. Verrebbe da dire (con senso di ammirazione si intende) Favaresi, gente strana. Purtroppo il contrappeso di coloro che stanno combattendo questa battaglia sono alcuni cittadini che ancora non riescono a comprendere che l’ignavia che soggiorna nelle loro anime deve essere superata e non parlo dei giustificatissimi anziani che tutto hanno fatto nella loro vita fuorché stare con le mani in mano ma parlo dei quarantenni e cinquantenni che orbitano attorno ad una confort zone e non hanno il coraggio di assumersi la responsabilità di provare a lasciare ai propri figli una città migliore. I come, sono molteplici.

Un passaggio dell’intervista che fa molto riflettere è quando si affronta il fatto che i giovani (o gli adolescenti) non hanno più la voglia di ribellarsi e sono avvolti da un’apatia quasi mortale. A cosa può essere dovuto questo comportamento è oggetto di studio quotidiano da parte di illustri studiosi e ricercatori, ma se traslo questa curiosità nel mio piccolo mondo ( e nel mondo di coloro con quale sono cresciuto o che conosco) posso certamente affermare che ciò che manca oggi è l’ambizione, il sogno, la voglia di vincere e la voglia di guadagnarsi dei meriti, degli onori che comportano determinati oneri. Oggi si ha tutto e subito, non si cerca il gusto della battaglia, non vi è il gusto della vittoria, del “sangue” (consentitemi il frasario cinematografico per rendere l’idea). Probabilmente ci si è un po' rincretiniti (e chiedo venia per il politicamente scorretto). Ovviamente non faccio di tutta l’erba un fascio; ma uno dei molti fattori che potrà determinare in un futuro non troppo lontano  la vita o la morte del nostro paese potrà essere anche la voglia di vincere dei giovani di oggi che saranno i cittadini favaresi del futuro. E sicuramente una buona parte di responsabilità dovranno prendersela i genitori di questi giovani che avranno il compito di  rendere loro famelici, assetati di successi nella scuola, nello sport, nella professione e nella vita.


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