INTERVISTA ALL'ONOREVOLE ENZO RAISI
- libertaetradizione
- 15 set 2022
- Tempo di lettura: 6 min

di Antonio Moscato
Il nostro blog ed in particolare io siamo onorati quest’oggi di avere la possibilità di intervistare l’Onorevole Enzo Raisi; per chi fa politica o semplicemente se ne interessa, dalla parte destra del campo e anche dalla sinistra se intellettualmente onesti, non può non apprezzare un politico come lui che ha dimostrato in due legislature il suo senso del dovere, il rispetto per le istituzioni e soprattutto il rispetto per il significato nobile della parola POLITICA. Un liberale di destra, un imprenditore intraprendente, autore di libri come BOMBA O NON BOMBA che va alla ricerca di una verità forse scomoda per l’Italia, la verità sulla strage di Bologna e come LA CASTA SIETE VOI.
Onorevole, l’ho definita, a merito, un politico che ha onorato il significato nobile della parola politica. Oggi uomini come lei ce ne sono pochi e ne servirebbero tanti, da dove si parte per ri-formare una nuova classe politica all’altezza dei tempi che viviamo?
Ti ringrazio ma credo che siano ancora molti quelli che vivono la politica con nobiltà, con quella passione che è il motore principale di chi fa politica nel senso nobile del termine ossia come servizio verso i cittadini, la sua città, il suo Paese. Il problema è un altro. Non ci sono più i partiti, quelli che selezionavano la classe dirigente anche attraverso la meritocrazia. Una volta tu facevi il percorso classico, l’attività giovanile, l’esperienza negli enti locali e se eri bravo arrivavi in Parlamento. La selezione era dura, ma la passione che avevi in corpo ti faceva correre e superare gli ostacoli. Oggi i partiti sono organizzazioni leaderistiche dove non ci sono camere di compensazione e confronto, se fai parte del cerchio magico vai avanti se no ti perdi. Nessuno valorizza il lavoro che fai, non importa il consenso che hai, ma il rapporto con il capo o il suo cerchio magico.
Nel mio libro “La casta siete voi” affronto ampiamente questo tema, proprio sulla base della mia esperienza personale.
L’Italia è definito come un Paese liberale, ma spesso e volentieri chi di libertà dovrebbe vivere (intendo gli imprenditori) non hanno proprio questa impressione. Non pensa che sia solo una falsa nomea e invece di liberale abbiamo poco e siamo ingessati dalla maglie di burocrati che si sono sostituiti ai politici?
Se pensiamo al rapporto Stato/ cittadino l’Italia è tutto tranne che un paese liberale, al contrario è un paese socialista nell’accezione peggiore del termine in cui i rapporti di forza tra burocrazia da una parte e cittadino o impresa dall’altra sono sproporzionati ovviamente a danno di imprese e cittadini. Basta pensare al rapporto con il fisco, loro decidono che tu hai evaso e tu devi portare l’onere della prova della tua innocenza, un capovolgimento del diritto.
Siamo a pochi giorni dal voto, lei proviene dal centro destra, e io vorrei chiederle: oggi assistiamo, nonostante ci si professa come una coalizione unita, a dichiarazioni spesso contraddittorie dei vari esponenti dei partiti che disorientano l’elettorato e probabilmente lo scoraggiano visto le percentuali che si leggono sull’astensione; quanto sarebbe opportuno ripensare ad un esperimento come quello del pdl imparando dagli errori del passato e non personalizzando come è stato fatto con il polo delle libertà? Insomma, in Italia non ci starebbe bene un partito Repubblicano all’americana o un partito conservatore all’Inglese?
Io ci credevo e sono stato uno di coloro che hanno creduto nel pdl, ma sbagliai. Perché? Semplice, se prima non ricostruisci l’idea di partito, se non riesci ad evitare che ci sia un padre padrone che decide tutto con la sua corte dei miracoli e non un partito vero in cui ci sono confronta democraticamente e si voti liberamente, questo tipo di operazioni finiscono come nel Pdl, un disastro. Il Partito Repubblicano americano o quello conservatore inglese sono ancora partiti veri, per loro i Trump o i Bori Jhonson sono leader temporanei, loro passano ma i partiti rimangono. Da noi il pdl era Berlusconi come lo è la Lega di Salvini, o in parte Fdi di Giorgia se loro vanno via i loro partiti o scompaiono con loro o perdono quantomeno il loro appeal.
Quei pochi giovani che vogliono avvicinarsi alla politica sono vittime di un sistema partitico chiuso che garantisce solo ed esclusivamente i soliti noti (taluni che non hanno né meriti, né qualità). Raisi da ipotetico segretario di partito come agirebbe per fare riavvicinare questa classe alla politica?
A rischio di ripetermi ricreerei le condizioni per le quali un giovane inizia il suo percorso e sulla base dei risultati che riesce ad ottenere andrà avanti o meno. Quello che è successo a me quando da giovane militante missino nella rossa Bologna della metà degli anni settanta incominciai un percorso politico in cui al’inizio ero più preoccupato di sopravvivere più che il seggio a Roma, ma al seggio a Roma ci sono arrivato dimostrando passo dopo passo con la militanza, 25 anni in consiglio comunale di cui 5 da assessore che potevo avere l’onore di fare il deputato e continuare in Parlamento la mia battaglia politica. Attenzione sappiano i giovani che la politica non è una scorciatoia per evitare sacrifici main teoria dovrebbe essere una delle selezioni più dure in assoluto, ne siano consci. Ecco perché per fare politica seriamente non basta essere bravi e preparati, ci vuole anche passione. Io fino all’età di 39 anni, ossia quando sono andato in Parlamento, non ho conosciuto la parola ferie, studiavo, lavoravo e facevo politica, non c’era tempo per le vacanze. Ma avevo tanta passione e per me non è mai stato un problema non fare vacanze, mi piaceva, mi divertivo, non ne sentivo il bisogno.
Seguendola ormai da molti anni ho apprezzato il fatto che è un profondo estimatore di personalità storiche come Margaret Thatcher, Regan e Churchill. Con le dovute proporzioni vede in Italia personalità che possono avvicinarsi ad un pensiero economico e politico che hanno contraddistinto i suddetti? O volendo restare sul territorio Nazionale, personalità che potrebbero richiamarsi al Presidente Einaudi?
Sinceramente per ora direi proprio di no. C’è una scommessa in ballo ed è quella di Giorgia Meloni. L’ho conosciuta quando lei era la presidentessa dei giovani del mio partito, poi collega in Parlamento e ministro e fino ad ora non ho visto in lei un profilo che possa assomigliare a quei giganti che hai citato. Però debbo dire che negli ultimi due o tre anni ha fatto dei passi in avanti interessanti, anche se non condivido alcune sue posizioni tipo l’idea di Europa che ha lei, quella confederata. Infatti la sua idea di Europa è esattamente l’opposto dell’idea che ho io; io credo ci sia bisogno di più Europa e meno egoismi nazionali se no rimarremo sempre l’Europa delle imposizioni delle regole assurde e talvolta incomprensibili, quella burocratica per intenderci, e non la potenza diplomatica, economica e militare che io auspico. Detto ciò Giorgia è una donna che sicuramente si è fatta da sola, è diretta, e questo mi piace, studia, cosa importante in politica. Potenzialmente potrebbe essere una sorpresa, vediamo se governa e come governa, giudicare ora mi sembra non prematuro, ma inutile. In altri schieramenti non vedo nulla. Renzi ha un forte intuito politico, direi quasi naturale, lo frega la sua megalomania e il brutto carattere. Calenda mi aveva illuso, ma alla fine ha dimostrato che non ha la stoffa da leader. Sul mio amico Enrico Letta non parlo, lo stimavo molto, non lo riconosco più, mi sembra un pugile suonato, sinceramente non so cosa sia successo. Il resto accozzaglia.
Secondo la sua esperienza, lungimiranza e preparazione qualora si formasse un Governo di centrodestra dopo il 25 settembre si riuscirebbe a dipanare qualche matassa e ritornare a sperare un futuro più roseo o come auspica Calenda ritornere sotto le ali di un Governo “Draghi”?
Sono un grande ammiratore di Draghi, ho trovato folle mandarlo a casa in questo momento molto delicato per il nostro Paese. Per la prima volta, io che per lavoro giro il mondo, molte persone mi hanno detto “che fortuna per voi avere uno come Draghi”, ha un rispetto internazionale che credo non abbia avuto alcun precedente Primo Ministro Italiano. Detto ciò un tecnico è un tecnico, non un politico. Assume un determinato ruolo in caso di emergenza come è successo con Draghi o anche nel passato, ma poi la politica deve tornare a fare il suo mestiere e il tecnico cedere il passo. Questo anche perché un tecnico è molto bravo nelle materie di sua competenza, ma non ha una visione di insieme e di futuro come dovrebbe avere un leader politico. Questo che significa? Che ad esempio come è successo con Draghi, lui è stato molto bravo negli interventi economici, tanto che per la prima volta credo negli ultimi 30 anni l’incremento del Pil italiano è il miglio in Europa. Però sulle riforme strututrali è stato un flop vedi quella sulla giustizia che è un vero aborto, ma questo è il limite dei tecnici per altro supportati da ampie maggioranze che quando devono affrontare temi divisivi non trovano la quadra.
Per cui vinca chi vinca lasciatelo o lasciatela lavorare e non urliate al lupo al lupo, l’Italia è un paese democratico consolidato, con pesi e contrappesi, non rischia nulla in termini di democrazia, magari si rischia in termini economici perché chi gestisce in quel momento è un incapace, ma questa è un'altra storia. Di certo per il bene della nostra democrazia non possiamo sempre andare ad elezioni e poi trovarci al governo chi quelle elezioni non le ha vinte, questo si che è un brutto segnale per la nostra democrazia.
Comments