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IL CASO COSPITO

  • libertaetradizione
  • 14 feb 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

di Lorenzo Coricciati

L’anarchico Alfredo Cospito è ormai arrivato a più di 100 giorni di sciopero della fame. Si

accende la protesta nelle piazze degli anarchici che sbraitano per la sua scarcerazione e

abolizione del regime del carcere duro, denominato “41 Bis”. Nel parlamento, invece, il caso

“Cospito” è divenuto un vero e proprio strumento per una battaglia politica senza esclusione

di colpi. Non sono poi mancate le minacce da parte dei gruppi anarchici verso lo Stato e i

verso coloro ritenuti responsabili dell’ipotetica morte di Alfredo Cospito. Per il sottoscritto che

scrive qui, il fatto che la politica si mostri divisa di fronte ad un vero e proprio attacco allo

Stato e alle istituzioni, risulta essere raccapricciante oltre che imbarazzante per l’immagine

che si pone a livello europeo ed internazionale. Il regime di carcere duro, il 41 Bis appunto,

nasce negli anni 90 in risposta alla lotta alla mafia dopo i fatti Capaci. Si tratta di un regime

carcerario riservato ai boss mafiosi, che nel tempo è stato anche esteso in alcune

circostanze anche ai terroristi. L’estensione di questo regime tiene conto di alcune

caratteristiche, per citarne due: la capacità dei soggetti di minacciare la stabilità delle

istituzioni anche dall’interno del carcere, e anche la tipologia di reato commesso. Dunque

per riassumere in poche parole: chi è sottoposto a questo regime carcerario non può avere

comunicazioni col mondo esterno. Alfredo Cospito, classe 1967, è un terrorista anarchico

con finalità eversive dove, col suo curriculum criminale, rientra nell’attivazione del 41 Bis.

Lo Stato e le sue istituzioni non possono cedere alle minacce e attacchi anarchici, né al

tentativo di Cospito di ricevere la grazia con il suo sciopero della fame. L’abolizione del 41

Bis comporterebbe il passaggio a regime carcerario dei boss mafiosi e dei terroristi

attualmente sottoposti al carcere duro; dall’altro uno Stato che cede alle minacce di gruppi

eversivi, certamente ha delle fondamento sotto di esso molto fragili. La politica, in particolare

i partiti di sinistra, mostrino responsabilità piuttosto che le ambiguità mostrate in questi

giorni. Verso il governo Meloni, invece, auspico la massima fermezza e risoluzione verso

tutti coloro che minacciano lo Stato e la sua stabilità. La politica faccia fronte comune,

perché questo contrasto non fa che favorire tutti i gruppi eversivi che ogni giorno minano l'esistenza stessa dello Stato

 
 
 

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