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FORSE ANCORA NON SONO MORTI

  • libertaetradizione
  • 26 apr
  • Tempo di lettura: 2 min

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Esistono ancora destra e Sinistra?

Esistono ancora la destra e la sinistra? Per rispondere a questa domanda occorre chiedersi, innanzitutto, quali fattori hanno determinato il deterioramento di questi due punti dello spetto politico italiano. È evidente che nell’Italia della II Repubblica già provata dalle picconate della magistratura al berlusconismo, l’attore che ha inferto il colpo di grazia – che per alcuni pareva essere definitivo – è stato il movimento creato da Beppe Grillo; un movimento che è nato ed ha avuto successo grazie a due grandi scivoloni della politica tradizionale. Era da tenere in conto come ogni “procreazione”, anche quella che scaturisce dal famoso “incidente di percorso.

Il primo grande errore (ancora oggi non rimediato, insieme ad una legge che non consente la creazione di due grandi blocchi contrapposti come in Usa) è stato quello di pensare che con le leggi elettorali che non coinvolgessero direttamente l’elettorato si potesse diventare dei vicerè immuni da qualsivoglia consenso contrario e avverso. E come abbiamo visto non è stato così.

Il secondo errore è stato abbandonare i concetti fondamentali che rappresentavano le basi di ogni schieramento; quindi, ad esempio, abbiamo assistito ad un certo punto ad un centrodestra che ha abbandonato le politiche di sburocratizzazione, liberalizzazione e privatizzazione e anzi imponendo nuovo e più Stato e specularmente ad un centrosinistra che ha dimenticato la difesa della “classe proletaria”. È palese che non si dovesse tornare alle lotte del 900 ma neppure rendere così mutevole (o come si usa dire nei nostri tempi: fluida) la politica.

Le conseguenze di questi due grandi errori sono state molteplici e a cascata e tutte connesse, ovviamente, tra loro.

Il popolo si è allontanato dalla politica e quindi a risentirne sono state le urne -cioè la rappresentanza – e il dissenso si è parimenti diviso tra consenso ai 5S e astensionismo. Questo allontanamento ha prodotto, in forma esponenziale, un completo disinteressamento dei giovani verso la cosa pubblica e verso i partiti che ha determinato una discesa qualitativa della nuova classe dirigente emergente (la concorrenza non fa bene solo al mercato economico). Quest’ultimo fattore è stato quasi avallato dai vecchi dirigenti per essere sicuri di non dover essere scalzati, ma questo approfondimento andrebbe fatto in un articolo a sé.

Tutti questi fattori hanno determinato un mercato delle vacche soprattutto nei territori (dove ancora occorre votare con le preferenze) che poi si è riverberato a livello nazionale e ci siamo ritrovati con uomini e donne di sinistra (pieni di voti) in partiti di centrodestra (e viceversa) solo per garantire che scattasse un seggio e per raggiungere la soglia di sbarramento a tutto discapito della linea politica generale confacente ad un pensiero che mai dovrebbe essere abbandonato e andando a scemare il concetto di destra e di sinistra.

Alla luce di quanto detto possiamo affermare che la destra e la sinistra non sono morti completamente, stavano per sopperire – e ad oggi sono in prognosi riservata -  e se non morranno sarà solo grazie alla storia che si ripete sempre e oggi il malcontento globale, la situazione geopolitica e – in Italia – il consenso di Giorgia Meloni stanno facendo riaffiorare gli ardori sopiti.

 
 
 

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