Globalizzazione, guerra cognitiva, leadership degli States. Ecco cosa ci riserva il futuro
- libertaetradizione
- 26 mar 2023
- Tempo di lettura: 4 min

Davide Ciampini intervista il Dottor Marcello Foa
Giornalista, scrittore, Presidente della Rai dal 2018 al 2021, Marcello
Foa è una delle voci più autorevoli nel campo dell'attualità politica. Nel
suo ultimo libro, "Il sistema (in)visibile - perchè non siamo più padroni
del nostro destino” (Guerini editore), espone esattamente i meccanismi
con i quali l'opinione pubblica viene condizionata e diretta. Il libro sta
ottenendo un successo considerevole; è già alla quarta ristampa e ha
superato le diecimila copie vendute. Secondo l'autore le nostre
decisioni non sarebbero frutto solo di una nostra volontà cosciente,
bensì anche, e talvolta soprattutto, di meccanismi di condizionamento
all'insaputa dell'individuo. La domanda sorge dunque spontanea: in
quale misura siamo davvero liberi di scegliere? Quali sono le leve
sociologiche e psicologiche attraverso le quali la massa viene
condizionata? E' possibile fermare questi processi oppure siamo
spettatori inermi di tutto ciò? Di questo - ed altro - parleremo in questa
intervista.
L'avvento della globalizzazione è stato celebrato dagli apparati
propagandistici come una sorta di rivoluzione copernicana: sui
libri, nelle televisioni, nei giornali; l'idea di un maggiore benessere
ha ammaliato milioni di cittadini, con la speranza che tutto ciò
potesse essere una panacea di tutti i mali. Eppure sono aumentati
e aumentano i casi di suicidio (in particolare tra i giovani), una
crescente insoddisfazione ed un'aridità spirituale senza
precedenti. Non ci avevano promesso che avremmo vissuto nel
"migliore dei mondi possibili?"
<< Ritengo giusto parlare di rivoluzione copernicana, poiché la
globalizzazione ha cambiato i paradigmi che hanno retto le democrazie
occidentali fino alla caduta del muro di Berlino. Prima l’equilibrio, la
sovranità e il radicamento delle società e degli Stati nazionali erano
essenziali, poi non più. La globalizzazione è stata attuata troppo in
fretta, diventando vorticosa. Ha creato enormi squilibri e si basava sulla
coincidenza di interessi e la concentrazione di potere economico,
accompagnata da una governance sovranazionale che ha limitato i
poteri sei singoli Paesi. Da qui il malessere profondo, di cui si vedono i
sintomi prioritariamente in Occidente - come in Francia – e che resta
senza risposta, dunque senza soluzione. Da qualche tempo il disagio è
più esteso e si palesa a livello internazionale, dove la leadership degli
Usa è in discussione. Viviamo in un epoca dove la globalizzazione non
è messa in discussione, ma in cui molti Paesi chiedono nuove regole
del gioco e la fine della guida unipolare. Da qui ulteriori tensioni e
incertezze. >>.
Nel suo libro vengono trattati temi quali l'egemonia mondiale degli
'States', la quale è tuttavia insidiata dalla sempre più crescente
espansione cinese. E, a tal proposito, è notizia recente la
decisione da parte dell'UE di dismettere, a partire dal 2035, i motori
a diesel e a benzina. Scelta caldeggiata dai più fervidi
ambientalisti, poichè ritenuta la più congrua ai fini della lotta al
cambiamento climatico; ma ad un'analisi più attenta si nota come i
materiali di cui sono composte le batterie delle auto elettriche (litio
e nichel su tutti) sono maggiormente presenti sul suolo cinese.
Così facendo non rischiamo di fornire un vantaggio strategico
enorme a Xi Jinping?
<< Assolutamente sì. C'è una contraddizione palese. L'onda verde
asseconda alcune finalità promosse da alcuni centri di influenza
globalista (vedi World Economic Forum) ma negli Stati Uniti la scelta di
dismettere i motori endotermici non è contemplata. Gli europei, invece,
la perseguono con zelo, dunque c'è il rischio di smettere con una
dipendenza - quella dal gas russo - per mettersi nelle mani della Cina,
per alcune forniture strategiche, quella Cina che sta sfidando
l'egemonia Occidentale. L'Europa è alleata degli Usa, ma così fa il
gioco di Pechino. C’è da chiedersi se siamo governati in modo davvero
lungimirante >>.
Molti cittadini, specialmente di formazione conservatrice liberale,
lamentano di non trovare rappresentanza delle proprie idee
all'interno del circuito mediatico. Questa denuncia si ricollega al
tema della cosiddetta "egemonia culturale progressista", la quale
si traduce nel dominio del dibattito pubblico; con cui si orientano i
sentimenti e le opinioni del Paese; derubricando tutte le opinioni
contrarie a mero bigottismo religioso ed arretratezza culturale. Ma
com'è nato questo strapotere mediatico di una certa parte politica?
E che ruolo ha avuto il KGB in tutto questo?
<< Il KGB ha vinto la guerra fredda culturale con la CIA. In Europa,
infatti, ampi settori del mondo culturale e dello spettacolo sposarono la
causa comunista; in Italia quasi tutti, ad eccezione de "Il Giornale" di
Montanelli, erano schierati da quella parte; ma una volta crollato il muro
di Berlino e sparito il comunismo, la sinistra si è convertita a sostegno
della nuova teoria dominante, ossia la globalizzazione, contestualmente
si è data nuovi valori, che le consentono di continuare a sentirsi
"progressista". La sinistra mainstream non si appassiona più per i diritti
dei lavoratori, ma che fa della difesa dei migranti e dei diritti LGBT il suo
manifesto mentre da trent’anni è ardentemente globalista a favore delle
un tempo odiate multinazionali>>.
Nell'ultimo capitolo del suo libro viene trattato il tema della guerra
cognitiva; ossia il controllo del pensiero e del cervello mediante
raffinate tecniche di condizionamento psicologico. Saranno queste
le guerre del futuro?
<< Questo scenario è esaminato negli Stati Uniti già da tempo, ed il
quadro che si configura è davvero preoccupante. In sostanza si mira,
mediante l'ibridazione tra tecnologia ed essere umano, a trasformare
quest'ultimo in un arma; influenzandone percezioni e giudizio, cambiando
il modo in cui pensa e agisce. Una sorta di ri-programmazione.
Tutto ciò non è fantascienza, basta consultare la documentazione
che la NATO mette a disposizione su internet. Lo scopo degli Usa è
difensivo, perché la Cina è attiva in questo campo e il
timore è che in futuro possa usare queste tecniche. Il punto è che i
cittadini devono essere sicuri che queste armi non vengano usate nei
Paesi per fini che non siano di difesa da una minaccia esterna. Il che è
essenziale in un’epoca di evidente, preoccupante lacerazione fra i
popoli e molte istituzioni. >>.
Leggendo quest'intervista il lettore potrebbe abbandonarsi ad un
sentimento di abulia e di scoramento; il futuro appare tetro ed
ineluttabile; con scenari degni di un romanzo distopico. E' così o
c'è ancora qualche speranza di vivere in un mondo più normale?
<< Posso dire che le mie analisi che si basano su fonti accurate e
verificate; la mia è un’analisi che fa emergere delle criticità, ma al
contempo noto con piacere che nelle nostre società aleggia una forte
coscienza democratica unita ad un attaccamento alle libertà. E questo è
motivo di conforto e di speranza, perché alimentando questo spirito
possiamo contribuire a difendere i valori fondanti della nostra civiltà, con
realismo, dunque senza negare i problemi, ma con la determinazione di
chi – e siamo in tanti – pretende che vengano onorati e rispettati
nell’autenticità >>.
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