FAVARA HA TUTTO, MA NON HA NIENTE
- libertaetradizione
- 21 apr 2022
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Il momento storico che oggi sta attraversando il mondo, tanto importante quanto imprevisto, complici la pandemia prima e la guerra in Ucraina dopo porterà a nuovi equilibri. Questo è il tempo di osservare ciò che ci circonda e nella consapevolezza dell’oggettiva difficoltà del breve periodo dovremmo imporci un severo ottimismo per il futuro; pensando alle opportunità che si presenteranno e al modo di poterle sfruttare. Bisogna stravolgere completamente il modo di pensare e questo stravolgimento dovrebbe soprattutto interessare i pensieri di coloro che ci amministrano; a partire da Roma ma soprattutto la politica locale perchè è quella più vicina ai bisogni del popolo, quella che ha le carni lacerate dall’immobilismo statale, dall’inefficienza della macchina amministrativa e dalla burocrazia cieca e spietata e che spesso e volentieri è reiteratrice degli stessi peccati ora esposti deve ripensarsi ed adeguarsi. Quotidianamente le amministrazioni locali lamentano il fatto che non possono ricevere i trasferimenti perché sono in dissesto, oppure che saranno in dissesto tra poco, oppure che non riescono ad incassare le tasse (spesso e volentieri ingiuste e mal calcolate). Ma ai lamenti non segue un’azione per “redimersi”: non ci sono progetti da presentare, che sia ben chiaro che deve essere la politica ad indirizzare i tecnici e non il contrario, e quei pochi che si presentano riguardano un’azione di ordinaria assistenza alle vicissitudini che ci sono, probabilmente, da decenni; non ci sono progetti capaci di fondersi con una società che corre veloce e che è in grado di attingere dal suo passato. Questi annosi problemi sono ancora più visibili nelle realtà del SUD e soprattutto in Sicilia; non possiamo certamente fare di tutta l’erba un fascio, perché, fortunatamente, molti paesi (o paesini) del sud e della Sicilia sono dei veri e propri gioielli; chi negli anni li ha amministrati ha avuto la capacità di sfruttare appieno le potenzialità del proprio territorio e oggi ne raccoglie i frutti. Qualcuno potrà dire e obiettare che in questi posti il tempo e la storia sono stati clementi e lasciando una impronta profonda oggi è facile avere un riscontro positivo. Certo, ci sono luoghi artisticamente più ricchi di altri ma tutta l’Italia può vantare un patrimonio artistico-culturale pronto ad essere valorizzato, se non lo si fa non è colpa dell’esiguo numero di statue, castelli, monumenti e via discorrendo è colpa dell’incapacità umana. E c’è tanto di bello, di storico, di culturale e antico anche nella nostra Favara ma nessuno se ne occupa e con nessuno intendo uomo polito e/o istituzione. Anzi, quel poco che si potrebbe sfruttare – nel senso buono del termine – è osteggiato da una classe politica e istituzionale – con il manforte della burocrazia – miope e incapace di intercettare il reale bisogno di Favara. Negli ultimi dieci anni (senza l’appoggio incisivo della politica favarese che contava) si è arrivati a una parziale rinascita solo grazie al provvidenziale intervento dei privati, alla loro iniziativa imprenditoriale, al coraggio di rischiare ed investire. È partita la Farm Cultural Park e ha trascinato con se una serie di iniziative che hanno ridato vita a Piazza Cavour, a viale Aldo Moro e anche alle periferie dove la gente ha investito in case vacanza e b&b. Bellissimo. Un momento che doveva essere sfruttato appieno anche grazie alla presenza della politica che contava e che invece è rimasta ignava. Se Favara ancora sopravvive, che sia ben chiaro, è solo grazie a dei privati pazzi che ancora continuano a “sperperare” il loro denaro per questo paese dove le strade e i marciapiedi sembrano trazzere, l’acqua è precaria e il problema della tari continua a farla da padrone. Per onesta intellettuale è giusto dire che la colpa per il problema dell’acqua e della spazzatura non può solo essere, anzi non deve, essere addossata alle amministrazioni locali (che hanno le loro colpe sicuramente), ma è un problema provinciale e regionale che comunque è figlio della logica politica assistenzialista, ingessata e burocratizzata. Manca la valorizzazione del territorio, quella ordinaria, del mantenimento delle ville ad esempio. Ci risponderebbero sicuramente: non ci sono soldi. E noi senza alcun timore potremmo anche controbattere: NON CI SONO VISIONI, NON CI SONO PROGETTI. Perché non si “cede” tutto al privato - tutto ciò che può essere sfruttato per far fare soldi alla comunità, per creare indotti e far girare l’economia - e si permette a costui di far rifiorire delle strutture che potrebbero essere di contorno (e in alcuni casi il fulcro) ad iniziative turistiche? Perché ciò che non può essere ceduto al privato – per leggi e/o regolamenti nazionali/regionali – non ha la giusta priorità? O almeno fino ad ora non la ha avuta. Con il cuore ci auguriamo che qualcuno ci smentisca, smentisca quanto scritto e ci dica che in verità tra il PNRR e vari finanziamenti messi a disposizione dai vari Ministeri arriveranno a Favara tanti milioni per opere e strutture che non sono passate nel corso degli anni da una funzione ordinaria a una straordinaria.
Il lettore più attento e critico starà pensando – giustamente -: bello scrivere e criticare, ma quali idee? Quali progetti avete? A lui promettiamo che in un periodo futuro, non lungo ovviamente, seguiranno degli articoli che illustreranno la nostra progettualità. Nel frattempo lasciamo a lor signori il tempo per estasiarsi degli interventi qualificati dei partiti favaresi.
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