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FAVARA HA PERSO UN'OCCASIONE

  • libertaetradizione
  • 20 feb 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 19 mar 2022

Dopo quattro mesi dall'insediamento del nuovo Sindaco del comune di Favara e della sua giunta si può, almeno per adesso, fare un'analisi a grandi linee; non tanto sui risultati raggiunti (sarebbe ipocrita e inopportuno perchè il tempo è davvero poco per queste valutazioni) ma sulla dinamicità politica; a ritroso durante la preparazione della campagna e su quella attuale. Partiamo dal fatto certo che Favara ha perso un'occasione, e a fargliela perdere è stato l'incosistente schieramento di centrodestra.

Non si può certo dire che sarebbe stata una vittoria certa, ma le probabilità che la coalizione che governa - o almeno ci prova secondo alcuni - la Sicilia avrebbe vinto le elezioni di Favara se avesse mantenuto la compattezza richiesta erano molte alte. Purtroppo la tempesta perfetta era in agguato:

  1. Le elezioni regionali vicinissime;

  2. Mancanza di leader forti negli schieramenti - fatte le dovute eccezzioni -

  3. una grandissima considerazione dell'opinione pubblica nei confronti di chi poi ha vinto;

  4. l'astensionismo;

  5. le lotte intestine di vecchi dinosauri

Analizziamo, per quanto possibile, sinteticamente ognuno di questi fattori.

Quando si è vicini ad una competizione elettorale importante, come il rinnovo del Parlamento Siciliano, il "benessere del popolo" è messo momentaneamente in soffitta - non che durante i tempi normali questo sia bene attenzionato, ma per ora facciamo finta che lo sia - salvo poi ergersi a paladini dello stesso benessere una quarantina di giorni prima delle elezioni; durante questa fase preparatoria si comincia a calcolare in maniera minuziosa e cinica ogni singolo passo da fare nello scacchiere politico. In linea generale e di principio è un ragionamento giusto e sacrosanto; però se in vista delle amministrative, come nel nostro caso, questo cinismo partorisce una teoria e una pratica che sono antitetiche alla propria ragion d'essere politica ecco che li, quasi sicuramente, si arriva ad un fallimento. E questo fallimento politico del centrodestra è arrivato, per dire la verità non solo a Favara, facendo un grande boato. Si è assistito ad un indecoroso spettacolo politico, un trasformismo mascherato l'ha fatta da padrone sconcertando l'elettorato che preferito restare a casa e chi ha onorato le urne ha fatto registrare un tasso di voto disgiunto preoccupante. Ma come detto, tutto ciò aveva un fine: misurare uomini e mezzi per la battaglia del 22. Le misure sono state prese e registrate e con queste sono state anche trascritte pagine tristi della storia politica favarese. Uomini politici che fino ad allora erano seduti su un piedistallo, sono caduti rovinosamente. A Favara manca una classe dirigente, fatte le dovute eccezioni ovviamente, capace di pensare a strategie che contemporaneamente possano soddisfare le proprie ambizioni e lenire le pene dell'elettorato. Da qui si arriva al secondo punto, perchè quando non vi è la giusta determinazione e capacità politica si tende ad accentrare ad un solo punto di comando la delega a prendere le decisioni vitali e le scelte fondamentali e magari lo si fa non tenendo conto che quelle decisioni saranno assunte senza la piena consapevolezza e conoscenza di tutti gli aspetti generali e particolari di un contesto locale. Ci si è mossi pensando di essere dei novelli Napoleone e si è dimostrato di non avere capacità.

Ma contrariamente a chi la politica la subisce pur essendo convinto di essere Andreotti o Almirante, c'è chi la politica l'ha fatta ogni giorno e con tutti i limiti di un'ideologia anacronistica, purtroppo, ha fatto breccia nelle menti di Favara e quel poco che ha fatto gli è bastato per intestarsi una rivoluzione che non arriverà mai. Il merito di Palumbo è quello di avere fatto sempre politica e non si è mai lasciato travolgere dall'ignavia anche quando non ha ricoperto nessuna carica elettiva; anzi questo è stato il suo sprone. Con una fine "strategia" si è plasmato e ha cominciato, riuscendoci, a insinuarsi nelle menti della cosiddetta società civile - quella abbandonata dai fenomeni - . Non è stato votato dai comunisti - altrimenti oggi non sarebbe sindaco - è stato votato da quel popolo che ha voluto, ancora una volta, dare un segnale forte alla propria area di riferimento. Trasversale da destra a sinistra. Ha saputo fare politica tra la gente e quella stessa gente - poca per la verità - lo ha premiato. Ma in una ipotetica e immaginaria bilancia, più che i meriti di Palumbo pesano le colpe degli avversari. Oltre a quanto gia detto ci sono molte altre pratiche inevase che riguardano i partiti locali inappetibili:

  1. la mancanza di congressi e di una selezione naturale della classe dirigente e questo influisce negativamente sul proselitismo;

  2. la mancanza di organizzazione interna e delle conseguenti iniziative che ne deriverebbero;

  3. la pesante presenza di figure che soffocano la libera iniziativa all'interno delle strutture e questo è grave quando avviene per puro protagonismo - sterile - e autocelebrativo.

  4. l'antico e mai risolto duello tra "dinosauri" ormai furoi moda che monopolizzano la scena e preferiscono fare affondare una nave piuttosto che lasciare il timone - pur sapendo che la loro guida non è più efficacie - .

Per quanto riguarda invece la dinamicità post insediamento, la situazione è ancora più tetra di quella che si è avuta durante la campagna. L'assenza dei partiti - trasversalmente parlando - è molto rumorosa. Solo pochissimi consiglieri riescono ad animare un dibattito sulle questioni che riguardano il paese. Manca anche l'amministrazione: non si è discostata tanto la linea politica attuale rispetto a quella precedente. Ripeto, dopo quattro mesi è ingiusto fare un quadro dell'azione amministrativa ma se dovessimo basarci sulla partenza non potremmo esimerci dall'essere pessimisti per il futuro.


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