Ecco cosa ci aspetta con la Schlein alla segreteria del PD
- libertaetradizione
- 30 gen 2023
- Tempo di lettura: 3 min

di DAVIDE CIAMPINI
Tra la rosa dei possibili successori di Enrico Letta alla segreteria del PD spicca il nome di Elly Schlein. Differentemente dal suo competitor Stefano Bonaccini, essa postulerebbe tutt'altra agenda politica. L'attuale governatore dell'Emilia Romagna incarna infatti una sinistra radicale e di Governo; la quale, in discontinuità con i precedenti segretari, si batterebbe più sui contenuti che su vere - o presunte - nostalgie degli avversari. Inoltre, con Bonaccini il Pd allargherebbe il suo campo, coinvolgendo il M5s e l'ala riformista capitanata dal duo Renzi- Calenda. La Schlein, invece, incarna quella ideologia a cui lo status-quo strizza l'occhio: ossia la cultura 'woke'. Con lei alla segreteria dei Dem, l'Italia dovrà prepararsi a profluvi di retorica uguali - o addirittura peggiori - rispetto a quelli a cui era stata abituata in passato. La Schlein, calatasi nel ruolo, detta già la sua linea: "non tutte le leadership femminili sono femministe, non ce ne facciamo niente di una premier donna che non aiuta le altre donne, che non ne difende i diritti. Nella manovra si restringe opzione donna e si differenziano le donne sulla base dei figli". Con queste dichiarazioni, la giovane attivista politica delinea il quadro del suo possibile operato: "giustizia sociale, climatismo e lotta al precariato". Al di là delle legittime battaglie, la sua figura e quella del suo partito, presentano delle palesi incongruenze rispetto al messaggio di cui essa stessa si fa portatrice. Biografia alla mano, la sua storia sembra ben lontana da quella di una socialista dedita ad aiutare il prossimo. Figlia di un politologo ed accademico statunitense e di una docente di diritto comparato, la Schlein cresce e si diploma a Lugano, nel 2004. Laureatasi a Bologna nel 2011, sceglie di candidarsi alle europee del 2014; dove riuscirà ad entrare in Parlamento con ben 53.681 preferenze. Il tutto alla modica cifra di quasi 8.000 euro mensili. Niente male come prima occupazione, specie in un Paese dove, proprio grazie a quelle politiche di austerity, molti ragazzi sono spesso costretti ad accettare stipendi da povertà lavorativa. Un'altra incongruenza è inoltre rapprresentata dalla scelta di candidare una donna alla segretaeria dei 'Dem'. Tale mossa, anzichè creare giubilo, dovrebbe insospettire gli osservatori della politica; in particolare quelli che fanno riferimento all'ala progressista. Come mai, in ben quattordici anni, e dopo molteplici segretari eletti, non si è mai pensato ad una donna come capo del partito? Questo tentativo, pertanto, appare come la volontà di creare una sorta di "anti-Meloni"; la quale si contrapponga, in tutto e per tutto, al Premier in carica. Generalmente le donne 'Dem' sono state relegate ai ruoli marginali del partito, prediligendo la quantità alla qualità delle quote rosa inserite all'interno dello stesso. La scelta di mobilitare la Schlein somiglia più ad una operazione di marketing politico che ad un vero e proprio cambio di rotta all'interno del PD. In ultimo, e non certo per importanza, le scelte del suo partito in materia di lavoro. Dopo undici anni di centrosinistra al Governo, il bilancio è con tutta evidenza drammatico: aumento della precarietà, abolizione dei diritti sociali, incremento della povertà. Emblematica l'abrogazione dell'Art .18 dello statuto dei lavoratori, il jobs act e l'austerity tanto lodata dalla coalizione progressista. Politiche di cui nessuno si è mai scusato, le cui cause sono state spesso addotte alla volontà dell'Unione Europea; smarcandosi da qualsivoglia responsabilità politica. Certo: la Schlein è stata una delle più grandi oppositrici delle politiche di cui sopra; ma la volontà di rientrare in un partito politico niente affatto rinnovato, al cui interno vi sono gli stessi artefici di quelle politiche implica, in un certo senso, un'adesione a quel modus operandi. Insomma, la giovane candidata ha tutte le carte in regola per incarnare quella sinistra che tanto piace al Sistema: donna, femminista e con ben tre passaporti. Nulla a che vedere con l'italiano medio: eterosessuale, patriota e ignorante. I giornaloni la osannano alla stregua di una moderna Giovanna D'Arco e, visti i casi di Soumahoro, Greta Thumberg e Laura Boldrini, non resta che fidarsi delle loro indicazioni.
Habemus Papam!
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