CENTO GIORNI DI MELONI
- libertaetradizione
- 11 feb 2023
- Tempo di lettura: 3 min

di DAVIDE CIAMPINI
Primi cento giorni del Governo Meloni
Dato per spacciato ancora prima della sua formazione, il governo Meloni ha raggiunto i primi cento giorni di operato. Tra polemiche strumentali, scandali montati ad arte e presunte nostalgie dello stesso, l'esecutivo stila il primo bilancio; le cose fatte sono state certamente molte: protezione del tessuto industriale mediante la manovra di bilancio, sgravi fiscali per le imprese e, come da programma, una voce più autorevole in Europa. Le opposizioni, tuttavia, promettono battaglia; puntando sostanzialmente sulle incongruenze dell'operato del Premier. In particolare, si è molto discusso dell'aumento delle accise sul carburante; su cui il PD, assieme ai 5 stelle, hanno tentato di far leva sull'indignazione dell'opinione pubblica. Tale decisione, però, è stata soltanto frutto di una scelta obbligata. La manovra, costituita per lo più da aiuti per imprese e famiglie, non ha permesso di rinnovare lo sconto sul carburante. Il provvedimento di cui sopra era stato infatti emanato dal Presidente del consiglio emerito, Mario Draghi. Un altro ostacolo superato è stato invece quelle inerente la questione reddito di cittadinanza; la decisione di abrogarlo è stata accolta in modo diverso dalle varie fasce della popolazione. Gli imprenditori, in particolare quelli del Nord, hanno accolto con giubilo questa scelta; in molti avevano infatti denunciato una sempre più crescente mancanza di manodopera, adducendo il problema al sussidio di cui sopra. Il ceto medio, invece, ha risposto positivamente al mancato rinnovo del reddito, mostrando il proprio disappunto per l'elargizione incondizionata dello stesso. Maggiore indignazione è sorta, invece, tra le fasce più deboli della popolazione. Molti dei percettori, interrogati circa un futuro senza reddito, avevano paventato la possibilità, qualora il Governo non avesse fatto marcia indietro, di tornare a delinquere.
Sebbene il Governo si sia insediato da soli tre mesi, è auspicabile aspettarsi qualcosa di più dallo stesso; specie se a guidarlo è una donna giovane ed intraprendente quale Giorgia Meloni. Se da un lato è lecito abrogare il reddito di cittadinanza, lo sarebbe altrettanto riformare il mercato del lavoro. Sostenere che c'è una mancanza di manodopera è infatti cosa vera; ma la causa non è soltanto ascrivibile ad un'inerzia da parte dei cittadini, bensì anche alle precarie condizioni lavorative. Si sono moltiplicati e si moltiplicano casi di mobbing, contratti a nero e di disagio all'interno degli ambienti lavorativi. I salari italiani, unici in Europa a non essere cresciuti, sono ormai insufficienti a fronteggiare l'inflazione galoppante. E tutto ciò, oltre ad essere un disagio economico va ad esacerbare, a cascata, anche la questione relativa il calo demografico. E' infatti improbabile che un giovane, il cui stipendio è sufficiente solo all'autosostentamento, possa pensare di fare una famiglia. Un'altro aspetto su cui lavorare è quello dei trattati europei; finché l'Italia sarà vincolata all'Unione, non si può pensare ad un vero cambiamento senza la revisione degli stessi. In particolare, sarebbe necessaria una ridiscussione del trattato di Dublino che, a causa della posizione italiana, condiziona il Paese sulla gestione dei migranti. Naturalmente, il tutto è bloccato dal modus operandi di Bruxelles; le votazioni - ahinoi - avvengono per unanimità, e non per maggioranza. E' pertanto improbabile che si possa convergere su argomenti che mettano d'accordo tutti. Ma un leader autorevole dovrebbe essere capace di mettere sul tavolo le esigenze del Paese, denunciando senza remore le condizioni di disagio dello stesso e dei richiedenti asilo che ospita. Tale problema, beninteso, è risolvibile soltanto con una strategia di breve e lungo termine; intervenendo con decreti ad hoc per fermare sbarchi illegittimi ed irregolari e, a lungo termine, ideando un piano per aiutare l'Africa nella sua crescita e nel suo sviluppo. Ad esempio, formando medici, insegnanti ed atre figure strategiche che, una volta accresciute le proprie competenze, possano tornare in patria ad aiutare il proprio Paese.
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